venerdì 16 novembre 2012

Leader di Hamas ucciso mentre valutava una tregua con Israele


“Credo che abbiano fatto un errore strategico che costerà la vita a molte persone innocenti da entrambe le parti”: a parlare è l’attivista e pacifista israeliano Gershon Baskin, uno dei principali negoziatori tra israeliani e palestinesi per il rilascio del caporale Gilad Shalit e che nelle ultime settimane era rimasto in contatto con Ahmed Jabari (nella foto ndr.), il comandante del braccio armato di Hamas ucciso mercoledì da un’operazione militare israeliana.

In un’intervista rilasciata ieri al quotidiano israeliano Haaretz, Baskin sostiene che con l’omicidio di Jabari “è stata uccisa la possibilità di raggiungere una tregua” con Hamas.

Il mediatore spiega, infatti, che al momento in cui è stato ucciso, Jabari stava valutando una bozza di proposta di tregua permanente con Israele.

Secondo Baskin il documento di tregua proposta a Jabari includeva anche una serie di protocolli per il mantenimento di un cessate il fuoco permanente anche nel caso di episodi di violenza transfrontalieri tra Israele e Gaza.

L’attivista ha ribadito ad Haaretz che alti funzionari israeliani erano perfettamente a conoscenza della tregua in fase di negoziato, ma nonostante questo avrebbero approvato l’assassinio del leader di Hamas, ben sapendo che questo avrebbe messo fine alla relativa calma degli ultimi giorni, portando ad un’escalation del conflitto.

Sempre lo stesso Baskin, infine, conclude sottolineando come la posizione di Jabari negli ultimi due anni si fosse molto ammorbidita, “aveva interiorizzato la convinzione che le cicliche esplosioni di violenza con Israele non fossero di alcun beneficio per Hamas o gli abitanti della Striscia e molte volte aveva agito per prevenire il fuoco di Hamas su Israele. Anche quando Hamas aveva partecipato al lancio di razzi, quelli dei suoi uomini cadevano in zone aperte e disabitate, e questa era una scelta intenzionale”.

Il quotidiano progressista israeliano, spesso critico nei suoi editoriali verso le politiche militari del proprio paese, ieri presentava nella sua versione on line altri due articoli che di fatto ridimensionavano il ritratto di “super terrorista” di Jabari diffuso, dai media nazionali e internazionali, dopo il suo omicidio.

In uno di questi articoli si sosteneva addirittura che la tregua negoziata nei giorni scorsi e quella proposta ad Hamas di cui parla Beskin rientravano in una precisa strategia per far abbassare la guardia ad Hamas, dando al movimento la percezione di una certa sicurezza, prima di colpirlo duramente.

Secondo altri analisti e commentatori, che in queste ore stanno riempiendo pagine e pagine di interpretazioni degli sviluppi delle ultime ore, quanto sta accadendo a Gaza (e soprattutto la possibilità di un’ulteriore estensione delle operazioni militari) andrebbe inserito nel più ampio contesto mediorientale che comprende anche la crisi siriana e le tensioni con l’Iran.

(fonte: www.atlasweb.it)

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