giovedì 23 maggio 2013

“Lui è tornato”. Hitler 2.0


Scrivere di Adolf Hitler è come spararsi un colpo in bocca a Notre Dame, non c’è dubbio, solo che “Lui è tornato”, s’è svegliato a Berlino, immerso in un olezzo di benzina: “Forse Eva” – si chiede, spolverando la propria uniforme – “voleva smacchiarmi la giacca?”.
Lui è tornato e, in pochi mesi, ha già macinato in Germania oltre seicentomila copie del libro scritto da Timur Vermes (edito in Italia da Bompiani). E’ tornato Lui ed è così plausibile in questo suo tornare che i lettori, pagina dopo pagina, non si chiedono “chissà come va a finire”, piuttosto: “Vediamo come va a ri-cominciare”.

C’è sempre un momento in cui Mefistofele, nel Faust, sodomizza gli angioletti. Figurarsi cosa potrà fare Lui, ora che “è tornato”. Mefistofele acchiappa le proprie prede per le alucce, le deturpa incapricciandosi di chissà quale loro burrosa malia ma mai e poi mai il diavolo trova nel lettore un complice, anzi: ci si ritrae leggendone le avventure e Goethe, allora – sorvegliando i propri versi – sfodera il registro comico e così seduce il lettore sicché anche Lui, tornando, torna nel buonumore.
E’ tornato Lui e i berlinesi che lo incrociano per strada, riconoscendolo – “è meglio di Bruno Ganz…” – lo scambiano per una comparsa di “Scherzi a parte”. Quelli della televisione, avvisati, lo adocchiano, non gli fanno neppure un provino e ne fanno presto una star nel programma comico più importante.
Tornato in gran spolvero, Lui, invece che nelle birrerie di Monaco, come un Crozza racconta negli studi televisivi il futuro con un ragionamento semplice ed evidente: la terra è piccola e l’umanità è prolifica. Chi si accaparrerà le risorse fondamentali per la sopravvivenza, il popolo più gentile o la schiatta più forte?

Irresistibile è il comico che non può produrre documenti d’identità, che sfrutta al meglio le proprie competenze e perciò impara ad adoperare un coso strano, scuro, il telecomando; buffissimo, poi, il tentativo di farsi un indirizzo e-mail con le proprie generalità per vederselo negato; inarrestabile, infine, nel suo pragmatico senso della contemporaneità: sconsiglia l’uso dei caratteri gotici per non abusare di nostalgie e adotta il termine “homepage” perché la lingua della Patria, insomma, tanto più parole nuove accoglie ancora di più si rafforza.

Questo Hitler di Vermes non assomiglia affatto al “Grande Dittatore” di Chaplin perché rispetto a quella caricatura è l’originale, un Hitler di YouTube sconvolto nel sapere che al vertice della nazione ci sia una “donna tozza”. E’ Angela Merkel. Lui, tornando, non l’ha vista nella foto che tutti noi abbiamo visto ieri, nell’uniforme della Ddr (qui sotto). E’ oggi il Cancelliere. E “infonde l’ottimismo di un salice piangente”.

E’ tornato, dunque. Hitler conquista il pubblico con la propria divisa e con le parole che aveva già proferito. I suoi monologhi, infatti, sono i “Monologe im Führerhauptquartier” e la gente lo applaude rapita al punto che la società di produzione vince il più importante premio e la ragazza al ricevimento, nell’hotel dove alloggia, presa dal suo carisma, gli rivolge il regolamentare saluto: Heil Hitler.
E’ Lui. Incontra per strada delle pazze prese dalla stessa bizzarria: raccolgono la cacca dei propri cani. E’ Lui. Riconosce nei passanti dei turchi, segno evidente, questo, della proficua collaborazione del Reich con l’Anatolia. E’ Lui. Fa irruzione nella sede del partito neonazista e siccome l’unico revisionismo che funziona è sempre quello che ciascuno si fa da sé, Hitler affronta i propri eredi e li umilia al punto di essere fatto oggetto di un attentato dai militanti dell’estrema destra che vedono in Lui che è tornato il nemico che li fa ridicoli e inutili.
Lui però è Lui. Dopo l’agguato ha capito di essere mancato da troppo tempo e di dover ricominciare da zero. E di ri-cominciare.

(di Pietrangelo Buttafuoco - fonte: www.ilfoglio.it)

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