martedì 21 maggio 2013

Morto suicida a Notre Dame Dominique Venner, uno storico fuori dal coro. Uno di noi


Bisogna conoscere la Francia – e non da ignaro turista – per sentire veramente la morte di Dominique Venner. Bisogna conoscere – e amare – la Francia degli “intellettuali di Francia”, totalmente diversi dai chiacchieroni eunuchi che si fregiano del titolo a casa nostra. Di qualunque “parte” siano, in Francia gli intellettuali finiscono in ospedale e in galera e – in molti casi – finiscono fucilati da chi ha paura delle loro parole. Non a caso, nei bistrot intorno a Rue des Pyramides, si parlava di De Gaulle come del fucilatore di poeti. 

Un intellettuale francese di destra alla soglia degli ottant’anni non può non aver fatto la guerra di Algeria, possibilmente nei paracadutisti. Non può non essere stato in carcere almeno un anno, perché sosteneva gli insorti dell’Oas o perché ne faceva parte. Non può non essere passato per le mani dei tabasseurs della polizia e – una volta fuori dal carcere – non può non essere finito sotto le spranghe dei trotzkisti di Lutte Ouvriere. Ma questa è la storia di decine di migliaia di “ragazzi normali” della Francia che abbiamo imparato a sentire per decenni come la nostra seconda casa. Ma i francesi, inoltre, scrivono e leggono come se la carta fosse carne e il sangue inchiostro. E un intellettuale francese, oltre alle cicatrici di ordinanza, deve avere al suo attivo almeno cento libri. Venner era uno storico stimato e affermato. Paradossalmente uno dei maggiori esperti di comunismo – di Marx, Lenin e persino Gramsci – che ci fosse in Francia. E quando si dice storico si intende storico, uno che trova documenti mai pubblicati prima, fa ricerche e svela retroscena documentandoli, non uno che riempie le pagine con le versioni autorizzate dall’ortodossia accademica. 

Sulle agenzie italiane – ma non in quelle francesi e non a caso – di Venner si dice che era un fiero oppositore dei matrimoni tra coppie gay, così, tanto per attualizzare la notizia e dargli una nota di colore. Dalla cronaca di questi mesi pare che i francesi che si oppongono ai matrimoni omosessuali siano svariati milioni, ma non tutti con esperienze di militanza, non tutti affermati storici, non tutti con centinaia di titoli al proprio attivo, non tutti ottantenni. E non tutti che, di fronte all’inesorabile crepuscolo della propria esistenza, dopo aver tutto dato e forse tutto ricevuto, come l’irrangiungibile Drieu pongono fine volontariamente alla propria esistenza, scegliendo come gli stoici quando e come morire dopo aver tentato, come Yukio Mishima, di fare della propria vita la propria più grande opera d’arte. E se la propria vita è stata dedicata alla santità della Patria, è sull’altare di quella santità che vale la pena di immolarsi. Sull’altare di Notre Dame de Paris Venner ha posto fine alla propria esistenza terrena con un ottocentesco colpo di pistola. Per continuare la sua vita in eterno tra le braccia della Madre di Dio, Madre di Francia e Madre dei francesi.

(di Marcello de Angelis)

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