sabato 11 luglio 2009

"Civiltà cattolica" sdogana l'icona di Che Guevara

Adesso che lo fa anche La Civiltà Cattolica è davvero la fine per l’appropriazione esclusiva e ideologica di una delle icone più popolari del Novecento, quella di Ernesto Guevara de la Serna detto il Che, medico argentino, poi guerrigliero e anche giovane ministro dell’Economia – dimissionario per scelta a soli 38 anni – nella Cuba castrista, infine caduto in combattimento il 9 ottobre 1967 in Bolivia. L’autorevole rivista della Compagnia di Gesù elogia infatti il film che il regista Steven Soderbergh ha dedicato alla figura del Che Guevara (suddivisa in due film: Che-L’argentino e Che-Guerriglia), un lavoro che mostra «il doppio volto» di una delle figure emblematiche del XX secolo: il trionfatore dellarivoluzione cubana e lo sconfitto della guerriglia boliviana. «Il lavoro del regista conferisce alla lotta delle idee un peso superiore a quello della lotta dei corpi» scrive quindi padre Virgilio Fantuzzi, critico cinematografico della Compagnia di Gesù, in una recensione della pellicola che uscirà sul prossimo numero della rivista. Come a dire: c’è nella vicenda di Che Guevara qualcosa che cozza contro le interpretazioni rigorosamente marxiste della storia umana. «A cinquant’anni di distanza dalla rivoluzione cubana, oggi si può dire che le idee del Che e la sua strategia di lotta non sono più in auge anche perchè la storia le ha dimostrate fallimentari.
Eppure, la figura di quest’uomo – ricorda infine il gesuita Fantuzzi – ha esercitato un indubbio fascino sui suoi contemporanei e sui giovani delle generazioni successive». E qui ci torniamo su quel fascino dell’uomo- Guevara che non ha proprio niente a che vedere con l’adesione alle ideologie marxiste o leniniste e che – come ha ricordato bene Mario La Ferla in un reccente bel libro, L’altro Che (pubblicato da Stampa Alternativa) – s’è verificato anche a destra. Lo ha spiegato Francesco Guccini: «Guevara è ormai un mito fuori delle appartenenze politiche». Potenza e realtà dell’immaginario condiviso.

Di Luciano Lanna da Il Secolo d'Italia

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