martedì 15 giugno 2010

Manualetto per far bene la vittima

Cercate un mestiere facile e redditizio? Fate la vittima. È una professione antica. Le nostre nonne dicevano: piangere è metà vivere. Però ai tempi loro erano pochi quelli che decidevano di fare la vittima professionale. La società era più dura di oggi. Dopo il primo aiuto, ti mollava. Adesso la vittima lamentosa non soltanto sopravvive, ma campa alla grande.

L’unico inconveniente è che oggi in Italia sono in troppi a voler fare la vittima. La concorrenza è spietata. Per avere successo sul ring del vittimismo, bisogna darci dentro. E riuscire a far arrivare i propri lamenti sui media. Al riguardo, il Bestiario può dare un aiutino agli aspiranti vittime. Per questo compileremo un manualetto, fondato sull’osservazione delle vittime più applaudite: i televisionisti che si dicono minacciati da Silvio il Caimano.

Prima di tutto, per poter far bene la vittima, bisogna essere di sinistra. La vittima di destra non suscita compassione perché può vantare un solo nemico: il blocco delle opposizioni, ormai in sfacelo. La vittima rossa, invece, può lamentarsi di avere contro una serie di vampiri che vogliono bere il suo sangue: il Berlusca, il capitalismo, il Vaticano, la Cia, la destra, la mafia stragista, i petrolieri e l’alta finanza.
Il secondo obbligo per una vittima di successo è di avere molti amici. Non certo dentro i Poteri Forti, ma tra quanti gli assomigliano nel colore politico e nella capacità di lamento. È importante che questi amici lavorino nei media. Ecco un settore decisivo, soprattutto oggi, nella fase luttuosa dovuta all’arrivo della Legge Bavaglio.

Quale fortunata circostanza! Questa legge bestiale, vergognosa, fascista, nemica della libertà d’informazione e dell’igiene repubblicana, ci rende tutti vittime, ossia compagni e compagne della Vittima Professionale. Che potrà godere di un formidabile Soccorso Rosso, laico, democratico e antifascista. Elargito al canto di “Bella Ciao” e destinato a una sicura vittoria. L’unico guaio di tanta solidarietà, espressa in un diluvio di articoli e di servizi televisivi, è che finisce per dare un ritratto meschino della Grande Vittima. E senza volerlo ne offre una caricatura alquanto comica.

Prendete il caso di Michele Santoro. È il più bravo dei televisionisti. Ma nel dipingerlo come vittima della censura berlusconista, lo si trasforma in una madama piangiulenta. Addolorata. Sudaticcia. Tremebonda. Fa davvero pietà l’eroe di Annozero. Mobbizzato dai capoccia della Rai agli ordini del Cavaliere. Circondato da maniaci che lo sottopongono allo stalking più brutale.

Santoro è un uomo di potere. Ha navigato in tutti i mari della sinistra. È stato parlamentare europeo. Si è rivelato così forte da lavorare persino per l’Impero del Male, ossia per Mediaset. E se l’è sempre cavata. Insomma, un Superman. Ma il Soccorso Rosso lo trasforma in un povero orfanello che tutti cercano di violentare. Purtroppo, don Michele non se ne accorge. E fa la vittima alle prese con un dilemma esistenziale: la Rai mi vuole o non mi vuole?

La stessa mutazione sta subendo Fabio Fazio. Ecco un altro che, nel fare la vittima, cambia natura. Quando siede sulla cattedra di “Che tempo che fa”, Fazio è un implacabile fazioso. Lui è pagato, e bene, dagli italiani che versano il canone alla Rai. Ma la metà di questi onesti ingenui per Fabio non esiste. Sul suo video compare sempre e soltanto l’altra metà, quella rossa.

Lui prova a spargere un po’ di nebbia invitando qualche politico di destra che ha bisogno di reclamizzare un libruzzo. Ma è un alibi per potersi dipingere come il conduttore più imparziale di Videopoli. Di fatto è il censore più spietato. Esce un libro gradito alla sinistra? Ecco l’autore da Fazio. Esce un libro sgradito alla sinistra? Silenzio di tomba. Oggi Fabio il Fazioso si lamenta: «Quanto è difficile inventare un programma contro la volontà dell’azienda!». E giù lacrime.

Un’altra che fa la vittima è Serena Dandini. Confesso che mi è sempre piaciuta per la risata da ragazzaccia. Ma oggi ha una piva da Venerdì Santo. Teme di vedersi tagliare qualche puntata di “Parla con me”. Purtroppo, il suo divano rosso è fatto soltanto per chiappe rosse. Di fronte a signori rossicci, la Dandini diventa una beghina adorante. L’ho vista in ginocchio davanti a Ezio Mauro e a Eugenio Scalfari. I due spacciavano i loro sermoni arroganti. E la pia Serena se li beveva in estasi.

La Vittima Sempre Vittoriosa è Paolo Ruffini. Ecco il modello perfetto per il nostro piccolo manuale. Il suo percorso ci indica una serie di regole formidabili, tutte da rispettare. Scrivere contro la lottizzazione e farsi lottizzare. Non sapere nulla di tivù e diventare il boss di una rete televisiva. Discendere da lombi democristiani e forzisti, ma far carriera con la sinistra. Perdere una poltrona e riconquistarla grazie a un giudice. Infine avere la faccia di dire: «Voglio fare una tivù libera in un Paese segnato da troppi conflitti di interesse». Parole che in bocca a lui diventano una giaculatoria ridicola.

Ci sono infine le vittime di serie B. Uno è Antonio Di Bella. Rimasto due volte senza poltrona, il Tg3 e Rai Tre, per lo sgambetto dei suoi compagnucci, si limita a protestare senza piangere: un errore madornale. L’altro è Corradino Mineo, il capo di Rai News 24. Teme di vedersi chiudere la bottega. Forse piange, ma non se ne accorge nessuno. È il più sfigato, per questo mi sta simpatico. E gli grido: vai Corradino!, non sei solo nel tuo Caffè. Il Bestiario è mattiniero e ti vede sempre.

(di Giampaolo Pansa)

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