domenica 3 ottobre 2010

Il Fli è ormai una reltà. La destra del Pdl batta un colpo

Il partito di Fini è una realtà, a prescindere dai dettagli (si faper dire) programmatico-organizzativi, che non può essere messa in discussione. Così come è indiscutibile la sua collocazione nel centrodestra, ribadita nei recenti dibattiti sulla fiducia al governo alla Camera e al Senato. Nutrire ancora riserve al riguardo sarebbe ridicolo. II realismo consiglia piuttosto la ricerca di una leale collaborazione tra tutte le forze che fanno parte, a diverso titolo e forse con diverse prospettive, della stessa coalizione. È il solo modo per non logorarsi a vicenda e tentare, nei limiti del possibile, di portare avanti la legislatura a meno di gravi incidenti di percorso.

Ciò non vuol dire che la competizione nel centrodestra debba essere bandita. Ma essa, per quanto riguarda il Pdl inparticolare, dovrebbe essere intesa come superamento dell'indifferentismo politico-culturale interno e adeguamento del processo di costruzione identitaria anche alla luce della nascita del movimento finiano. In altri termini, se non si vuole lasciare il monopolio della destra a Futuro e libertà, è necessario che la destra nel Pdl emerga nella sostanza della proposta derivante dalla sua storia e dalla sua cultura. Non è possibile che un partito dichiaratamente di centro-destra (per una volta con il trattino) rinunci alla seconda parte della sua soggettività politica adeguandosi ad una pratica parlamentare volta esclusivamente alla gestione dell'esistente. La progettualità sociale, economica e statuale è stato indiscutibilmente uno dei punti di forza della destra politica: sarebbe esiziale per i destini di tutto il Pdl se tale componente venisse messa in ombra per responsabilità soprattutto di chi da destra proviene o ad essa è pervenuto lungo un cammino impervio che quindici anni fa lo condusse a Fiuggi.


Se al momento è difficile dire quali connotazioni assumerà il partito di Fini, ancora in fase di allestimento programmatico e progettuale, si può e di deve ipotizzare che la destra del Pdl non può che caratterizzarsi come parte di un tutto al fine di offrire al partito di Berlusconi il suo apporto che arricchisce l'esperienza maturata dall'incontro tra le culture liberale, socialista, cattolica e riformista Le derivazioni dalla cultura nazionale e statuale (non statalista, sia ben chiaro) sono identificabili nella lotta alla partitocrazia, nell'opzione presidenzialista, nel solidarismo, nella rivendicazione del primato dell'identità nazionale e nel sovranismo. Tutto questo, se come abbiamo verificato, è già compatibile con le sensibilità ritrovatesi nel Pdl, ma non sempre è stato possibile calarlo nelle politiche di governo, mi chiedo se possa conciliarlo, qualora Fli voglia riprenderlo e rilanciarlo, con le ventilate congiunzioni elettorali (di là da venire, sia chiaro) con Rutelli e Casini al fine di creare un "centro" o un terzo polo che non verrebbe visto male nella prospettiva di una santa alleanza anti-berlusconiana perfino dall'agonizzante Pd.

È di tutta evidenza, comunque, che il partito di Fini si presenterà, nel tentativo di sottrarre consensi Pdl, come radicato nella destra e legittimo erede della sua storia. Bisognerà vedere di che cosa si tratterà. Senza pregiudizi, ma neppure minimizzando la portata dell'operazione. Fli potrà, per essere chiari, qualificarsi come meglio crede, ma si deve sapere (e farlo sapere è compito precipuo degli alleati-antagonisti) che comunque per quanto la modernizzazione del linguaggio e dell'espressione politica prevedano adeguamenti oggettivi, vi sono principi ai quali non si può derogare a meno di non voler creare qualche cosa d'altro e chiamarlo per giunta con un nome che poco vi si attaglia. La questione delle alleanze, al riguardo, è dirimente. Dunque, non resta che aspettare.

L'attesa, tuttavia, non deve significare inerzia. Il Pdl può anche consolarsi apprendendo che Fliv ale elettoralmenteil 4%. È un dato che non significa niente, posto che il partito ancora non c'è, l'impegno diretto del presidente della Camera non si è manifestato, la campagna elettorale non è cominciata. Dunque, la percentuale può soltanto lievitare a meno che il Pdl non si faccia erodere dislocandosi sul territorio in maniera diversa e più incisiva di quanto ha fatto finora, attivando una partecipazione scadente qualitativamente e quantitativamente, poiché gli organigrammi sono stati disegnati dall'alto ed i dirigenti locali cooptati dal vertice; inoltre ponendo la questione identitaria al centro della sua riflessione: doveva essere fatto prima, non è male riparare oggi.

Insomma, Fli è un competitore che non va sottovalutato. Ed il realismo sconsiglia di liquidare ciò che può infastidire con una scrollata di spalle. Se accadesse le conseguenze potrebbero essere irreparabili.

(di Gennaro Malgieri)

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