sabato 16 aprile 2011

Sparare a un fascista non è (ancora) reato


Se negli anni Settan­ta del Novecento «uccidere un fasci­sta » non era «un re­ato », può anche darsi che negli anni Duemila del XXI secolo c’è chi possa pensare che gambizzare «un estremista di destra», secondo la definizione del quotidiano Europa , «un neofascista», secon­do Il Riformista , «un fasci­sta del terzo millennio», secondo Il Corriere della Sera , possa essere consi­derata un’attività sporti­va e quindi un passo avan­ti sulla via della concor­dia nazionale. L’Italia è davvero uno strano Paese e se la classe politica non dà il meglio di sé, non è che quella giornalistica, la classe dei colti, degli opinionisti e dei maître-àpenser , de­gli intellet­tuali sem­pre in catte­d­ra e dei pro­fessori più o meno emeri­ti, brilli per compostez­za.

Per anni è stato detto e ripetuto che fra la destra e la cultu­ra c’era uno iato, un’ im­potentia coeundi oppure generandi , e da lì non po­teva venire altro che roba volgare, dozzinale, ma poiché la natura ha paura del vuoto ci ha pensato la sinistra a recitare anche quella parte in comme­dia. Prendete le loro fir­me migliori: è tutto un in­veire sui difetti fisici, veri e supposti, sull’indegnità del corpo che si rispec­chia naturalmente in un’indegnità dell’anima, sul minus habens che è un poveraccio e quindi una vergogna per la de­mocrazia, sul paragone zoologico: verme, lombri­co, larva. È un giornali­smo di sinistra lombrosia­no, con il sopracciò e con l’indice puntato: come è volgare l’avversario, e non si permetta di ridere, non c’è niente da ridere, dovrebbe vergognarsi di ridere, bisognerebbe che qualcuno gli spaccasse la faccia, così imparerebbe a non ridere. C’è sempre una statuetta o un trep­piedi da tirare, che sarà mai, quello sì che fa ride­re, è goliardia, uno scher­zo.

Colleghi un tempo iro­nici e disincantati, te li ri­trovi con la bava alla boc­ca a dare del servo, del venduto, del prezzolato, tra un conato di vomito e l’altro, baroni universita­ri amanti del popolo e del­la democrazia partecipa­tiva ti si ripresentano co­me fautori del golpe fatto con il pennacchio dei ca­rabinieri, e naturalmen­te c’è spazio per comici, guitti, can­tanti e sal­timbanchi di ogni gene­re e grado, quelli che siccome è satira posso­no dire «la qualun­ que»: l’av­versario co­me portatore di cancro, flagello sociale, sentina di ogni putredine, escre­mento umano. Senza andare a scomo­dare la memoria degli «an­ni di piombo», sorprende che i più eccitati nel lin­guaggio siano proprio quelli che, maneggiando­­lo per mestiere, dovrebbe­ro sapere che le parole so­no pietre, che c’è un lin­guaggio armato che spes­so e volentieri fa da batti­strada alla violenza arma­ta ( Do you remember «i cat­tivi maestri »? Non è basta­to, si vuole continuare?).

Ma certo,c’è una volga­rità che è figlia della mo­dernità e un’impudicizia e una mancanza di gusto di cui si farebbe volentie­ri a meno. Ma il risveglio moralista di chi ieri sdoganava le giovannone coscia lunga e i pierini scorreggioni, teorizzava il diritto alla «sessualità innocente» dei più piccoli, sbraita­va contro la censura e inneggiava al corpo sciol­to, al corpo nudo, al sesso libero, al libero scam­bismo (sempre dei corpi, non delle merci), al porno d’autore e al porno per tutti, amava la società libertina del Settecento contrapponen­dola alla cupezza cattolica della Controrifor­ma, non voleva «né vergini né madonne, ma solo donne» un po’ fa ridere. Dopo decenni di battaglie contro le beghine, le«madonne pelle­grine », l’ipocrisia sessuale eccetera, eccetera, eccetera, ritrovarseli compunti a difesa del fo­colare domestico e contro la mercificazione della donna, lascia perplessi.

Si può anche mandare, come accadde, Ilona Staller, in arte Cicciolina, a Montecitorio, ma ritrovare gli ap­passionati di quella candidatura sdegnati del parlamento-bordello suona un po’ surreale. Ma certo, la destra è becera e un tempo so­steneva che i comunisti mangiassero i bambi­ni, ma la descrizione dell’Italia data dalla sini­s­tra colta, un concentrato di piduismo, mafia, camorra, un lupanare dalle Alpi alle Piramidi, una nazione di evasori fiscali e di debosciati rincretiniti dal tubo catodico che cos’è, acqua di rose, violetta Parma, Penhaligon’s (lo dicia­mo per la sinistra che occhieggia al British sty­le )? Poi si stupisce se l’italiano la manda a farsi fottere e non la vota neppure per sbaglio.

(di Stenio Solinas)

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