martedì 25 ottobre 2011

La risata di chi ha perso la misura


C'era proprio bisogno di allargare a dismisura l'Unione europea se poi il bastone del comando doveva essere dato ad un direttorio formato da due Stati? E gli altri venticinque che fanno, attendono le loro graziose signorie tedesca e francese che emettano ridicole pagelle compilate da solerti burocrati incuranti delle condizioni diverse dei Paesi membri e per nulla volti alla comprensione delle esigenze di ognuno che andrebbero armonizzate con quelle generali?

L'Europa politica, semmai c'era bisogno di una conferma, si è autoaffondata nel sorrisino sarcastico del più insolente e dei presidenti francesi della Quinta Repubblica, quel Nicolas Sarkozy che, pur accendendo molte speranze, non è riuscito a reinventare il gollismo, ma ha dilapidato un patrimonio di consensi notevole, a cominciare da quelli dei vecchi sodali Chirac e de Villepin, il primo addirittura ha espresso la propria preferenza per il candidato socialista Frangois Hollande.

Dal basso dei sondaggi che gli fanno perdere il sonno ha cercato di umiliare l'Italia, più che Berlusconi, innescando indignazioni bipartisan nel nostro Paese dove hanno gioito i soliti imbecilli della sinistra, "patrioti" sui generis.

E dando di gomito alla sua collega Angela Merkel, signora di tutte le sconfitte elettorali negli ultimi due anni, prossima al pensionamento politico, Sarkozy ha dimenticato che in Francia il rapporto debito/Pil è dell'81%, mentre il sistema bancario sta per esplodere. Chissà che cosa aveva da ridere.

E se l'ilarità ha contagiato anche la Cancelliera, ce ne rallegriamo poiché vuol dire che ha metabolizzato in fretta la caduta verticale della Cdu in tutte le sue roccaforti e perfino nella città-Stato di Berlino dove poche settimane fa ha subito la più cocente umiliazione. Chissà perché se l'economia tedesca va tanto bene, gli elettori le voltano le spalle. Gli sherpa che si porta dietro dovrebbero consigliarle maggiore prudenza e spiegarle che gli ingenti investimenti del passato, promossi da Kohl e Schroeder, hanno consentito alle istituzioni economiche e finanziarie di rilanciare la produttività in presenza di un piano di ricostruzione nazionale che è costato lacrime e sangue ai tedeschi il cui mercato immobiliare, tanto per fare un esempio, oggi è il più appetito d'Europa perché le dismissioni industriali in quella che era la Ddr sono state imponenti e la riconversione più semplice.

Situazioni diverse, dunque, che dovrebbero consigliare approcci comprensivi verso Paesi che soffrono crisi strutturali endemiche che tuttavia non valgono ad assolverli. L'Italia avrebbe dovuto fare di più e per tempo: oggi il governo sconta ritardi ed compromessi suicidi nell'alleanza e con tutte le forze politiche e sindacali. Ma le difficoltà oggettive non giustificano l'aggressione della Francia e della Germania contro il nostro Paese, come se avessimo voluto deliberatamente mettere in imbarazzo l'Europa stessa.

Non è così. Sarkozy, avvelenato per aver perso un posto nel board della Bce, sembra intenzionato a vendicarsi. Si. accontenta di poco. A maggio probabilmente di quel sorrisino resterà ben poco. Mentre oggi resta quasi niente dell'Europa se non un fallimento. Dell'euro e dell'Unione. Profetiche risuonano le parole di Richard Coudenhove-Kalergi, il grande europeista del secolo scorso: «L`Europa si è oggi smarrita e non sa ritrovare il grande sentiero della sua civiltà e si perde nel deserto dello scetticismo, della demagogia, della barbarie, delle frasi fatte e del cinismo».

C'è poco da aggiungere. A Sarkozy dovrebbero fare più male di quanto faccia il suo sarcasmo indirizzato a un capo di governo. Con tanti saluti a De Gaulle. E all'Europa delle patrie.

(di Gennaro Malgieri)

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