martedì 18 ottobre 2011

Quelli che non s'indignano ma partono

Altro che gli Indignati. Voi dite i bamboccioni che restano in famiglia a trent’anni.Voi dite i meridionali che sbafano o delinquono. In verità vi dico che contando tra amici e parenti del Sud ho tratto la seguente statistica: i quattro quinti delle famiglie meridionali che conosco sono rimaste senza figli. Sono partiti a cercare o a trovare lavoro lontano da casa, al Nord o all’estero.

La famiglia al Sud è finita prima ancora che per colpa delle separazioni, per «merito » del lavoro. Anziché indignarsi partono, i ragazzi dal Sud. Non c’è ragazzo che non parta e se non parte, peggio per lui, parte svantaggiato. Vanno via per studio, lavoro e avventura. È un’ecatombe al Sud:chiude la famiglia, i genitori sono rimasti soli. Come se i loro figli fossero partiti in guerra, una guerra invisibile e globale. Di solito ci si chiede come andrà per quei ragazzi; io mi chiedo pure che futuro avranno quei paesi svuotati e quei genitori che vivevano per i figli e ora li hanno persi, forse per sempre. Paesi antichi che duravano da secoli, destinati a sparire. Famiglie disperse.

Un terremoto invisibile li sta inghiottendo, non solo a Sud, anche in alcune province del Nord. Chi resta? Pochi: o i troppo fortunati, con lavori inventati o ereditati, tra botteghe, studi ed esercizi; oppure i troppo sfortunati, quelli senza titoli o senza grinta, gli umili, i timidi, a volte gli incapaci. Il resto sono precari gratis, semiclandestini, stagisti sfruttati da enti pubblici e privati. Succede, quando a ventitrè anni non sei il trota di nessuno.

(di Marcello Veneziani)

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