martedì 30 aprile 2013

La Francia stampa euro, per gli altri l’austerity


A seguito delle vicende della Grecia, di Malta e di Cipro e a fronte delle crisi economiche, sociali ed umane che hanno investito questi Paesi, siamo arrivati al punto di essere convinti almeno di una cosa: la BCE non si sposta di un millimetro dalla sua missione e non attua politiche di favoritismo per nessuno, mantenendo fede alla suo ruolo super partes e alla sua indipendenza.

Siamo davvero sicuri?                

Il dubbio ci sale leggendo un articolo del giornale on-line tedesco Deutsche Wirtschafts Nachrichten che sostiene che la BCE, nella figura del suo Governatore Mario Draghi, abbia concesso alle banche francesi, non alla Francia intesa come Paese, il diritto di stampare moneta; arrivando finalmente a ricoprire lo stesso ruolo della FED negli USA.

Ma andiamo con ordine.

Verso la fine del 2011 la BCE,  per far fronte alla crisi di liquidità in cui erano finite le banche europee che detenevano molti titoli “tossici” dei Paesi colpiti dalla crisi del debito, ha dato via al piano di rifinanziamento a lungo termine (LTRO). Secondo questo piano le banche potevano ricevere dei finanziamenti a tassi d’interesse relativamente bassi in cambio di obbligazioni governative, titoli di stato, compresi quelli senza valore, come quelli greci ad esempio. Questa operazione è stata effettuata in due tranche:
- il 22 dicembre 2011, quando 523 banche hanno partecipato all’asta LTRO richiedendo 489,191 miliardi di euro;
- il 29 febbraio 2012, quando 800 banche hanno partecipato all’asta LTRO, richiedendo 529,53 miliardi di euro.

Tra queste banche naturalmente c’erano anche banche francesi che hanno beneficiato di questi prestiti. Come sottolinea il quotidiano tedesco: “Da molto tempo le principali banche francesi come Societe Generale, Credit Agricole e BNP Paribas sono al centro dei mercati obbligazionari. Come riporta Bloomberg, solo il Crédit Agricole ha dovuto svendere l’anno scorso beni per 3,5 miliardi di euro”. Oltre a questa fonte di flusso di liquidità, le banche francesi hanno potuto avvalersi di un mercato parallelo, fonte quasi inesauribile di finanziamento, il cosiddetto mercato STEP (Short Term European Paper). Cos’è il mercato STEP?

Si tratta di “un mercato commerciale praticamente senza regole, dove vengono immesse obbligazioni societarie e bancarie a breve termine. Qui le obbligazioni negoziate hanno un volume di circa 440 miliardi di euro. Dire che il mondo bancario francese si è ulteriormente sviluppato è estremamente creativo e ora si permette, attraverso il mercato STEP, di ricorrere ad un programma completamente nuovo, sia per la creazione di credito a breve termine, sia per una licenza molto specifica di stampare denaro”.

Questo mercato inoltre è molto pericoloso in quanto è fuori dalla Borsa e quindi con nessuna trasparenza, è orientato solo verso il sistema bancario francese e le banche francesi sono ricche di obbligazioni STEP presso la Banque de France, che a sua volta presenta rischi di default legati alle obbligazioni STEP versate come garanzia presso la BCE.

Ma questi soldi che fine faranno? Verranno iniettati nell’economia reale francese garantendo credito alle imprese e alle famiglie? Non si può che essere scettici al riguardo, è più facile  pensare che queste iniezioni di denaro abbiano più a che fare con il trattato di Basilea III e l’obbligo delle banche di aumentare la riserva monetaria al 7% al posto del 2% come avveniva fino a ora, e come avverrà fino al 2019 data d’entrata in regime ufficiale.

Questa anomalia ha portato a delle conseguenze che non sono passate inosservate, almeno fuori dal nostro Paese. Il premio nobel Paul Krugman ha recentemente dedicato un’editoriale sul New York Times, notando come i tassi d’interesse sul debito pubblico francese fossero improvvisamente crollati all’1,72%; praticamente gli stessi degli USA. Krugman sottolinea che “i mercati hanno concluso che la BCE non vuole, non può, lasciare la Francia a corto di denaro, senza la Francia non vi è più alcun euro-zona. Così per la Francia la BCE è inequivocabilmente disposta a giocare da buon prestatore di ultima istanza, fornendo liquidità. E questo significa che, in termini finanziari, la Francia è entrata nel club dei paesi avanzati che hanno le loro proprie valute e, pertanto, non possono rimanere a corto di soldi – un club i cui membri hanno costi finanziari molto bassi, più o meno indipendenti dai loro debiti e deficit”.

Quindi infine la lezione qual è? La BCE lascia fallire i Paesi periferici e i loro cittadini, condannandoli all’austerità ed ad una preoccupante escalation dal punto di vista sociale, mentre salva le banche dei Paesi “core”, seguendo passo passo le logiche del “too big to fail” che fanno tremare l’economia americana. E l’Italia? In mezzo, nel guado, ignara sul presente e sul suo futuro destino.

(di Mario Grigoletti - fonte: www.capiredavverolacrisi.com)

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