sabato 11 maggio 2013

Destra e sinistra. Fine di un’epoca


Se qualcuno chiedesse se il governo Letta sia un governo di destra o un governo di sinistra, la risposta resterebbe sospesa. La definizione "larghe intese" fa parte del dizionario dei politici e ai non addetti ai lavori dice ben poco. Un governo è sempre di intesa tra qualcuno, salvo rarissimi casi di monocolore persi nella storia. Solitamente un governo si definisce per le sue politiche. Il governo Letta attuerà politiche di destra o di sinistra? Anche a questa domanda è pressoché impossibile rispondere, perché sulle politiche del lavoro, delle tasse, delle tutele sociali, appare evidente che la libertà di manovra di questo governo è estremamente ridotta. D'altronde, c'è ancora qualcuno che pensi che la destra sta coi ricchi e la sinistra coi poveri? La destra coi padroni e la sinistra con gli operai? Che la sinistra è per la pace e la destra per la guerra? A ben vedere, in Italia come in tutto l'Occidente, il nuovo ed unico discrimine tra destra e sinistra è sull'entusiasmo o l'orrore dinanzi alla legalizzazione dei matrimoni tra omosessuali. Persino sugli immigrati l'unica differenza di posizioni è tra chi vorrebbe lo ius soli e chi è contrario.

Potremmo definire il governo Letta un governo di centro, ma il primo collega della stampa estera ci farebbe notare che il "centro" è un'invenzione tutta italiana che serve a dare dignità al fatto di non stare né di là né di qua, ma semplicemente dove si gestisce e si amministra, senza ideologie e senza colore.

Pare evidente comunque che il problema sulle definizioni destra e sinistra è una cosa che ormai interessa solo quelli che, per abitudine o per esigenze di riconoscimento, ancora definiscono se stessi di destra o di sinistra. E sono sempre di meno. E se uno è veramente di destra sicuramente dirà che qualsiasi governo non lo è abbastanza e se è veramente di sinistra farà altrettanto dall'altra parte. Il paradosso è che non è la politica che si è allontanata dalle categorie politiche, ma le identità politiche che si sono allontanate dalla politica. L'ottimo è nemico del buono e quindi chi vuole le cose perfette finisce per non fare nemmeno quelle che sono così così.

Spinoza nell'Etica scriveva che «sotto la guida della ragione appetiremo un bene maggiore futuro piuttosto che un bene minore presente, e un male minore presente piuttosto che un male maggiore futuro». Una visione questa sicuramente insoddisfacente per i puristi, gli idealisti e tanti altri "-isti" ma, purtroppo o per fortuna, condivisa dalla grande maggioranza della cosiddetta "gente".

Destra e sinistra sono categorie che si vanno esaurendo da parecchi decenni. Marco Revelli scrisse "Sinistra/destra l'identità smarrita" nel 2007 e il percorso si conclude con il recentissimo libro del post-comunista Piero Sansonetti dal divertente titolo "La sinistra è di destra". Nel tentativo di far quadrare i conti, d'altronde, sempre lo stesso Revelli nel '96 aveva partorito "Le due destre", dove tentava di spiegare perché la realtà non accettasse ostinatamente di piegarsi agli schemi di interpretazione della politologia, con i "padroni" (di destra per natura) che invece sostenevano la sinistra e il nascente populismo (identificato con Berlusconi e con la Lega) che invece parlava - appunto - al popolo.

Se uno si trovasse a mettere a posto la libreria dopo un trasloco, tirando fuori i volumi per allinearli sugli scaffali, si renderebbe conto di quanta carta è stata sprecata su quest'argomento negli ultimi venti anni, con testi con pretese accademiche che in realtà narravano i disorientamenti degli stessi autori. C'è stata la fase 2008/2010 in cui i politologi di sinistra versavano fiumi di lacrime e inchiostro sulla morte della sinistra e sul trionfo delle "destre". Dal 2011 in poi si sono succeduti i libri che dichiaravano - sempre con assoluta certezza - la fine e il fallimento della destra in ogni sua manifestazione e la morte - almeno politica - di Berlusconi.

Mentre andava in stampa il volume ottimamente scritto e ottimamente pensato dell'ottimo Antonio Polito intitolato "In fondo a destra, cent'anni di fallimenti politici", con una capriola ed effetti pirotecnici il leader che - con grande errore storico e politico - viene identificato con la destra è risorto in poche settimane dal sepolcro in cui i commentatori l'avevano interrato ed ha "quasi vinto" le elezioni, determinato la scelta del Presidente della Repubblica e permesso la formazione di un governo (che oggi tiene in vita con i suoi voti). La politica, vista così, è persino divertente.

Il regno del possibile, una continua partita a scacchi dove succede l'imprevedibile e vince quello che era dato per sfavorito e chi entra papa esce cardinale. Di destra? Di sinistra? Ha ancora importanza?

(di Marcello De Angelis fonte: www.iltempo.it)

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