venerdì 30 gennaio 2009

Soru? Pescecane travestito da spigola

Giovanni Valentini, ex direttore dell’«Espresso», ex vicedirettore di «Repubblica», dal 2001 al 2003 direttore editoriale di Tiscali.
Come salì sulla barca di Soru?
«All’epoca, come molti colleghi, pensavo che il futuro della comunicazione fosse on line».
E si avvicinò al Berlusconi del web...
«Lo invitai a cena con Scalfari. Soru si presentò con la sua addetta stampa... E già rimasi perplesso. Dissi a mia moglie: questo è uno nuovo...».
Però Tiscali la stuzzicava...
«Ero intrigato: stava cambiando il modo di comunicare. Ne parlammo alla presentazione di un mio libro. Mi disse: guarda, io non ne so nulla, il mio mestiere è solo connettere i pc».
E l’avventura iniziò...
«Lasciai la vicedirezione di Repubblica e cominciai a lavorare tra Cagliari, Roma e Bruxelles. Individuai in Soru un protagonista dell’editoria digitale come Berlusconi lo fu per la tv».
Continuava a scrivere per «Repubblica»?
«Ezio Mauro ritenne opportuno sospendere la mia rubrica il sabato del villaggio. Quando accadde, Furio Colombo e Antonio Padellaro mi proposero di trasferire la rubrica sull’Unità».
E lei informò Soru...
«Sì e si arrabbiò moltissimo. Mi disse che non potevo farlo, che il giornale era troppo schierato, troppo politico».
Questa poi... Ora se l’è comprato...
«Gramsci si starà rotolando nella tomba. Un po’ come se Scalfari sapesse che la “sua” Repubblica l’avesse comprata Ricucci».
Cosa faceva per Tiscali?
«Curavo i contenuti del portale cercando di introdurre un po’ di cultura giornalistica. Ricordo le mie battaglie per far avere in redazione la mazzetta dei giornali».
E l’editore ci capiva qualcosa di giornalismo?
«Ben poco. Pensi che nel portale ci misi una rubrica, Vale Oggi, rassegna stampa ragionata con link, riferimenti, forum».
E che male c’era?
«Nulla, ma fui più volte rimproverato che la rassegna stampa era troppo antiberlusconiana».
E lei?
«Mi misi a ridere. Ribattei che erano gli altri giornali che scrivevano quelle cose, mica io...».
Rapporto burrascoso il vostro. Poi, Soru scese in campo...
«Le voci circolavano già nell’estate del 2003. In principio mi disse che voleva fare il sindaco di Cagliari».
Invece puntò alla Regione e il suo padrone divenne un politico.
«Quell’estate gli chiesi un colloquio e in un bar di Cagliari gli parlai chiaro».
Cosa disse?
«Che io, avendo fatto la battaglia sul conflitto di interessi di Berlusconi, non potevo non farla sul suo».
E lui?
«Sbattè i pugni su quel tavolino di ferro da far cadere il bicchiere di Coca».
Irascibile eh?
«Peggio: è iracondo, porta il dissenso a un passo dallo scontro fisico. L’ho visto maltrattare i suoi dipendenti in modo imbarazzante. Imbarazzante!».
Non dica così. Non è di sinistra?
«Se lui è di sinistra io, che sono nato in Puglia, sono austroungarico! Lui è un pescecane travestito da spigola. Lo dissi pure a Franca Ciampi».
Racconti...
«Una sera, a cena a casa Ciampi, donna Franca mi disse: “Mi sembra una persona così mite...”. Le spiegai che la sua immagine esterna è totalmente diversa da quello che è realmente».
Che abbia un caratteraccio lo dicono in molti.
«Più di quanti lei si possa immaginare. Avrà anche dei pregi, ma la realtà è che è un piccolo padroncino sardo che non ha avuto altri obiettivi che fare denaro. Nulla di male, ma almeno non si spacci per uomo di sinistra».
Però tiene alla sua Sardegna...
«Macché: le sue battaglie pseudo ambientaliste sono ridicole. Anche la legge dei due chilometri dal mare è una fesseria. In alcuni casi possono essere tanti, in altri troppo poco: dipende dalla conformazione della costa».
Lei fece un’inchiesta sull’energia in Sardegna che a Soru proprio non andò giù. Cosa successe?
«Soru ha sempre attaccato le pale eoliche e io feci un pezzo intitolato Don Chisciotte e i mulini a vento. Andò su tutte le furie. Ma invece di parlarmi vis-à-vis mi fece chiamare dall’amica comune Giulia Maria Crespi... Capisce che personaggio è?».

di Francesco Cramer (fonte: http://www.ilgiornale.it/)

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