sabato 12 settembre 2009

Gianfranco Fini al bivio: ora scelga

Non c`è Gubbio, il Pdl è un partito monarchico. C`è un solo grande leader e poi basta. Ha il consenso della stragrande maggioranza del suo popolo e dei suoi parlamentari, compresi quelli che provengono da Alleanza Nazionale e dal vecchio Msi. Che si sono stretti intorno a lui e hanno detto chiaramente a Fini: se vuoi continuare il tuo percorso fallo per conto tuo, mettiti in proprio, non puoi trascinare il popolo, il partito, gli elettori e i loro rappresentanti in questa avventura personale. Un`avventura che guarda caso gode del consenso di chi si oppone al governo Berlusconi, a cominciare dalla stampa che lavora perla sua caduta.
Certo, non ci piace affatto un Pdl caserma, sarebbe bello vedere vera dialettica e intelligente dissenso sulle cose, ma interno al quadro di riferimento del centro-destra e non esterno; ed un dissenso non spocchioso e acido, un dissenso non mirato a indebolire il governo in carica, ma puntato a costruire, a indicare altre priorità, altri stili di vita, altre opzioni, compatibili con l`area di provenienza.
Qui siamo invece al capovolgimento delle linee guida dei partito, alla condivisione di molti obbiettivi politici dell`op posizione, all`insofferenza politica e personale, quasi al fastidio verso la leadership. Fini come Bersani sposa il nuovo esorcismo contro Berlusconi: è cominciato il suo declino, ecco la parola magica. Umanamente è comprensibile che Fini si senta schiacciato dalla personalità debordante del premier; sempre vice, sempre dietro di lui; ma bisogna anche accettare la realtà, i divari e i risultati, aver pazienza, saper conquistare la propria base elettorale sul piano dell`agire e non ottenere gradimenti pelosi dall`opposizione.
Perché la differenza vera tra Berlusconi e Fini, al di là di tutto, è sul fare. Sul dire magari Fini è più misurato, anche quando dice il contrario di quel che diceva poco tempo fa, lo dice con misura, perfino con garbo. Berlusconi invece è esagerato. Però Berlusconi fa, Fini no. Berlusconi agisce, costruisce, inventa, vince le campagne elettorali, sconfigge le armate nemiche, sopravvive a giudici, escort, stampa, foto, intercettazioni, malattie e inghippi coniugali, pugnalate amiche, assalti di ogni tipo. Fini invece agisce godendo del favore esterno, anche se ora fa la vittima. E in solitudine rispetto al suo popolo, a quel popolo che lo ha eletto e mandato in alto e a cui ha voltato le spalle. Fini viene dalla destra e va verso il nulla. Berlusconi viene dal nulla ma ha creato una realtà altrimenti impossibile nel nostro Paese: un governo, un partito di maggioranza, una leadership.
Fini è algido, Berlusconi è sanguigno. Berlusconi ha fondato dal nulla Forza Italia, e poi il Polo e la Casa della libertà, ha messo insieme cani e gatti, leghisti e nazionalisti, cattolici e laici, e infine con un colpo plateale, ha fondato il Popolo della libertà. Ha vinto tre elezioni e ha rischiato di vincere una quarta; mentre almeno in due su quattro competizioni elettorali Fini e Casini gli remavano contro o quantomeno non credevano al successo elettorale, Fini si iscrisse a un partito, il Msi, fu portato agli allori da Almirante; poi Tatarella e un gruppo di pensanti, inventò Alleanza Nazionale e a cose fatte lo chiamò alla guida; infine Berlusconi lo portò prima nel Polo e poi al governo. Uno ha fatto, l`altro si è accodato. Uno ha inventato, l`altro ha saputo presentarsi in tv. Uno è leader, l`altro è speaker. Uno governa e ha costruito molto in vita sua, da imprenditore prima che da politico; l`altro ha solo parlato, ma non ha governato neanche un piccolo comune, né ha altre esperienze professionali fuori della politica. E poi Berlusconi non ha negato il suo passato, le sue amicizie, incluso quella di Craxi. Fini da quindici anni nega le idee, le parole e gli amici del giorno prima: i neofascisti, i lepenisti, poi i conservatori, poi i cattolici, poi gli alleati, leghisti inclusi.
Da lui accusati di sostenere una legge razzista che reca il suo nome accanto a quello di Bossi. Berlusconi sbaglia quando è incauto nella sua vita privata, quando non distingue tra ricreazione e politica, quando riceve negli stessi luoghi statisti e zoccole, e non usa precauzioni nel filtrare la gente che gli entra in casa.
Dovrebbe liberarsi di tanti cortigiani, essere più selettivo, spendersi meno. Dovrebbe governare le sue ossessioni, la sua esuberanza, anche verbale. Ma fa tutto alla luce del sole, fa tutte le cose in grande, anche gli errori. Stendiamo un velo pietoso sulla vita privata d`altri leader; ma se dovessimo accettare il teorema che un leader politico va giudicato nella sua affidabilità anche dalle scelte private, verrebbero fuori paragoni non proprio esaltanti. Ma per noi il privato è il privato, e la sua incidenza sul pubblico non sarà inesistente ma nìarginale, merita rispetto, non può diventare l`argomento per privare il Paese del governo più lungo e più coeso della sua storia.
Berlusconi fa e strafà, parla e straparla, moderato nel fare, smoderato nel dire. Ma è il leader che ha conquistato sul campo la guida del Paese, che è in testa ai consensi popolari, che governa con passione efficace e ci mette l`anima nel suo lavoro. E lavora tanto, dovete riconoscerlo. Certo, esagera.
Per esempio esagera quando dice di essere il migliore presidente del Consiglio della storia d`Italia; io ne ricordo cinque o sei che hanno davvero grandeggiato nella nostra storia, ed almeno un paio nella storia della nostra Repubblica (dico De Gasperi e Craxi, perlomeno). Però è vero che Berlusconi ha governato più a lungo nel nostro Paese e già questo è significativo.
E senza avere un grande partito e una grande tradizione alle spalle, come fu la Democrazia Cristiana; lui ha fatto da sé. Volete negare che fosse solo per questo, Berlusconi è entrato nella storia, mentre altri a malapena galleggiano nella cronaca politica? Fini oggi ha due possibilità: una è quella di mettersi in proprioe continuare il suo ruolo di solista, senza più giocare questo ruolo ambiguo, super partes ma di parte. L`altra, di rivedere la sua strategia, riportare il suo dissenso dentro la realtà del suo popolo, dei suoi elettori, della loro sensibilità, criticando ma non giocando allo sfascio. La prossima mossa tocca a Fini. Berlusconi dovrebbe solo aprire le braccia, in segno di accoglienza odi rassegnazione.
(di Marcello Veneziani)

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