mercoledì 21 ottobre 2009

La democrazia muore al mercato

Il Presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, è l'uomo più influente d'Europa, il cui potere è accresciuto con il relativo indebolimento degli Stati democratici nazionali. Sulle sorti della democrazia è conveniente non rimanere indifferenti: si riduce il suffragio, poiché un numero sempre più cospicuo di elettori rinuncia a votare; si sminuiscono i programmi elettorali, poiché ormai privi di originalità e scopiazzati reciprocamente tra destra e sinistra; vengono spogliate le sovranità popolari nella misura in cui accresce invece il peso di organi non elettivi e trans-nazionali.
Un tempo le democrazie venivano soggiogate dagli eserciti golpisti. Ora da organizzazioni economiche: banche centrali, mercati, euroburocrazie, Ocse, Fondo monetario internazionale, Wto, ma anche agenzie private di rating i cui giudizi interferiscono pesantemente sull'azione dei governi nazionali.
Questi poteri hanno la presunzione d'essere tecnicamente neutri e maggiormente specializzati rispetto alla classe politica. Ma gli errori di valutazione nei confronti delle avide economie asiatiche e le spericolate esposizioni delle banche occidentali dovrebbero far sorgere qualche sospetto sul vantaggio di abbandonare la guida dell'economia globale ad una giungla di enti sottrati al giudizio del popolo sovrano.
Sottostiamo sempre più a poteri esterni e sempre meno la democrazia riesce a farci restare padroni di noi in casa nostra.

(di Longinus)

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