lunedì 16 novembre 2009

Il Secolo trendy


Ieri il Secolo d’Italia era “con Saviano per fermare tutte le mafie”, perché “emerge con prepotenza ‘una questione morale’ che non può essere declinata nella retorica della giustizia politicizzata o delle ‘toghe rosse’ ma che invece deve far riflettere i partiti” e così via. L’altroieri il Secolo d’Italia illanguidiva all’idea di vivere in “una destra trendy che suscita invidia”. Oggi e domani chissà. Una combinazione di austerità e autocompiacimento fa sì che il quotidiano di Fini, sempre più indispensabile, riesca quasi ogni giorno a esaurire lo spettro delle emozioni politiche. Dall’indignazione facile e un po’ forcaiola in materia di giustizia, vecchia passione degli anni Ottanta oggi declinata ingenuamente con lo stendardo del lettore collettivo di un incolpevole Saviano, alla più divertente sfida di costume al berlusconismo.

In quest’ultimo caso bisogna riconoscere che il corsivo sulla destra trendy era ben confezionato: in fatto di marchi il Cav. ha Raiuno, Fede, Porta a Porta, Apicella; Fini ha Fabio Fazio, Piroso, Sky, la Mannoia, Serra, Gruber; il Cav. ha Ghedini e i rotocalchi, Fini l’avvocato Bongiorno e i libri con la copertina bianca; il premier ha il predellino, il presidente della Camera il sito internet giovanilista di FareFuturo. Messa così non c’è storia, il gioco serioso certifica che la destra è davvero al passo coi tempi, centrale nella dialettica dello spirito glamour, eppoi giovane, giovane, sempre più giovane. Talmente giovane da realizzare il sogno occulto dell’uomo moderno: nascere vecchio e vivere il decorso dell’esistenza ringiovanendo progressivamente. Che meraviglia, per la destra, vedere invecchiare i cavalieri, nell’attesa di farsi mettere il pannolino dalla Littizzetto.

(di Alessandro Giuli)

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