domenica 6 giugno 2010

Santo subito

La Rai ha tagliato il numero di puntate, da quattro a due, che Roberto Saviano, con Fabio Fazio, avrebbe dovuto condurre sulla Rete 1. Le proteste sono state immediate e bipartisan. Hanno protestato il Pd e l’Idv. Sono partite interrogazioni parlamentari. Leoluca Orlando ha maltrattato Mauro Masi, direttore della Rai, che l’ha querelato. Ma non ha protestato solo la sinistra. Anche a destra si sono levate voci fortemente critiche contro l’azienda di Stato.

“Farefuturo”, la fondazione di Gianfranco Fini, ha usato parole forti e ha accusato la Rai di preferire “nani e ballerine” allo scrittore impegnato in prima linea contro la camorra. Il presidente della Camera è forse la personalità pubblica che più si è spesa negli ultimi tempi a tutela di Saviano.

Quando poche settimane fa Emilio Fede lo attaccò, un mese dopo le parole pesanti che sull’autore di Gomorra aveva scagliato Silvio Berlusconi che lo aveva accusato assieme agli autori della “Piovra” di aver danneggiato l’immagine internazionale dell’Italia, fu proprio Gianfranco Fini a riceverlo a Montecitorio per indicare in lui il campione della lotta contro la criminalità organizzata. Ed è proprio la difesa strenua di Saviano a sollevare sospetti su un ritorno giustizialista dell’ex capo di An nei circoli del Pdl più vicini al premier. Ma nella destra anche altre voci si sono levate a difesa dello scrittore casertano. Contro Fede ha scritto su Libero Filippo Facci, raccogliendo numerosi consensi.

C’è una destra che ama Saviano. A dicembre dello scorso anno, uno dei giornalisti più colti e inquieti di quell’area, Pierangelo Buttafuoco pubblicò su Panorama una lunga e bella intervista che fornì importanti squarci di luce sulla cultura dello scrittore e sulle sue passioni politiche. Riletta oggi spiega tante cose e tante simpatie. Malgrado i numerosi appelli aperti dal suo nome Saviano sostenne: «Io non sono un firmaiolo, non ho mai inteso la mia lotta come una lotta di parte». Dopo un elogio a Maroni («il miglior ministro degli Interni che abbiamo mai avuto») accomunò centro-sinistra e centro-destra nella critica di acquiescenza nei confronti del fenomeno mafioso. Del centro-sinistra disse che «ha responsabilità enormi nella collusione con le organizzazioni criminali. Le due regioni con più comuni sciolti per mafia sono Campania e Calabria. E chi le ha amministrate in questi ultimi 12 anni? Il centro-sinistra».

Da qui l’elogio di alcuni settori della destra: «È un errore far diventare la battaglia antimafia una battaglia di parte… Io ho sempre detto, ribadito e sottolineato l’impegno di tanti uomini della destra nella lotta alla mafia. Non solo uomini come Borsellino, ma anche militanti comuni». L’elogio di Borsellino e del giornalista di destra Alfano, ucciso dalle cosche, si aggiungeva a una riflessione più profonda attorno ai debiti culturali che Saviano aveva contratto con quell’area politica. La frase che fece più scalpore e che creò la suggestione di un Saviano uomo di destra fu un'altra: «Come scrittore mi sono formato su molti autori riconosciuti dalla cultura tradizionale e conservatrice, Ernst Junger, Ezra Pound, Louis Ferdinand Celine, Carl Schmidt. E non mi sogno di rinnegarlo. Leggo spesso persino Julius Evola». Queste frasi entusiasmarono la destra, soprattutto quella legata all’ex An, che lesse in quelle posizione un riconoscimento culturale e morale prezioso e coltivò la speranza, forse, in una più netto avvicinamento di Saviano.

In questo stesso periodo l’autore di Gomorra è stato tuttavia anche al centro della scena in tutte le battaglia antiberlusconiane, anche se l’autore ha sempre negato di avere pregiudiziali verso il premier, in cui si è trattato di difendere la Costituzione e la libertà di stampa dalle iniziative del presidente del Consiglio. Repubblica ne ha fatto un’icona. È stata la sua firma a dare l’avvio alle battaglie più clamorose che hanno raccolto centinaia di migliaia di adesioni. I movimenti di massa, a cominciare dal “popolo viola”, che hanno fronteggiato l’aggressività berlusconiana a lui si sono ispirati. Il Pd ha sognato più volte di portarlo dalla propria parte eleggendolo in parlamento o proponendogli la candidatura per la presidenza della Regione Campania. Forse era a lui che pensava Ezio Mauro, dopo le ultime elezioni, quando scrisse che il centro-sinistra avrebbe dovuto accantonare tutti i suoi leader per pensare a un “papa straniero”.

Saviano è riuscito a tenersi fuori da tutti i canti di sirene. Forse è oggi il personaggio pubblico che ha preso il posto di alcuni miti della lotta alla mafia come Giovanni Falcone. Tutto ciò dipende dalle cose che scrive, dalla nettezza e dal coraggio delle sue denunce, dalla sobrietà con cui accetta la difficile condizione di uomo costretto a difendersi dagli agguati di camorra, da questa faccia magra e severa, quasi sempre priva di sorriso che accompagna i suoi ragionamenti frasi limpidi e tranquilli anche nel momento della denuncia più bruciante. Anche a sinistra molti non lo amano. Un sociologo di chiara fama, Alessandro Dal Lago, ha scritto un libretto, che è piaciuto al manifesto, in cui critica il fenomeno Saviano e lo considera alla stregua di tante espressioni della cultura mediatica odierna.

La verità è che nessuno sa chi sia davvero Saviano. Sappiamo però che è il personaggio pubblico più trasversale che ci sia, nel consenso e nell’ostracismo. Forse esprime la voglia di tanta parte anche della gente comune di riconoscersi in personaggi-simbolo che rompano lo schema destra-sinistra. Saviano, in verità, non fa nulla per creare attorno a sé suggestioni di anti-politica. Il grillismo è la cosa che gli è più lontana. Vive persino con fastidio questa vasta popolarità che è anche il segno di una scelta di vita abituata a sfidare il pericolo. Oggi è l’italiano più famoso all’estero, ma anche il più odiato in patria per le amare verità che racconta. C’è un fenomeno attorno a lui che risulta inspiegabile agli apologeti e ai critici più incattiviti. Un fenomeno che, a differenza di quello che pensa Dal Lago, sta scavando in profondità ben oltre le sue dimensioni mediatiche.

(di Peppino Caldarola)

1 commento:

  1. Ma che si Commenta su un personaggio così starano,così amato e così odiato.Speriamo che questa storia finisca presto perchè ho idea che oltre che pagare 7 uomini di scorta ci toccherà pagare ben altro.Parlarne non fa cha permettergli nella sua apparente semplicità,aumentarne la ruota del Pavone conseguenza di una "Particolare fabbrica delle stelle"!

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