mercoledì 31 agosto 2011

Superiori anche nel malaffare

La Repubblica italiana ha cono­sciuto due forme storiche di cor­ruzione politica, quella come indole e quella come missione. I primi erano mariuoli allo stato puro, per avidità, per voluttà di privilegio, per famili­smo immorale. Era la corruzione case­reccia, ad uso domestico, dell'era democristiana (ma cominciò la sinistra Dc a finanziare la corrente con le tan­genti del Parastato). I missionari della corruzione erano invece i comunisti e le sinistre in genere, che non rubava­no per sé ma per il Partito, coop e din­torni e si autoaccusavano pur di non inguaiare il partito.

L'alibi dei primi era pensare ai figli e ai nipoti. La mis­sione dei secondi era servire il Dio in Terra e il Partito-Patria, quando ven­nero meno i finanziamenti sovietici. Moralmente erano più spregevoli i pri­mi, politicamente erano più devastan­ti i secondi, perché la loro corruzione era un sistema.

I socialisti ibridarono i due generi di corruzione, perché da un verso finanziarono i costi della politica, dall'altra si fecero gli affari pro­pri. La corruzione bipartisan di questi giorni ha queste doppie stimmate di provenienza. Ma oggi a sinistra i Mis­sionari non rubano solo per la Causa ma anche per se stessi e i loro cari. So­no vitazzuoli e non vogliono farsi man­care nulla. Non so se sia più grave la ca­sa di Scajola o le tangenti di Penati; penso che la prima sia moralmente più sfacciata e pittoresca, ma la secon­da sia stata più dannosa al paese e an­che eticamente ripugnante. Con un' aggravante: l'ipocrisia di sentirsi mi­gliori e di dare lezioni al mondo.

(di Marcello Veneziani)

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