venerdì 16 marzo 2012

La Russia vieta la propaganda gay


L’Europa non è solo quella di Strasburgo, dove si sfida la logica, la natura e pure l’etimologia, sollecitando la legalizzazione di «matrimoni omossessuali». O quella della Milano progressista e progredita dove si adottano per le scuole elementari libri che esaltano le famiglie con due «papà». Ed esiste un altro tipo umano europeo, rispetto a quello rappresentato da sobri e tecnocratici politici che, come la Fornero, lamentano «gravi ritardi culturali e di apertura mentale», premendo affinché «la diversità» debba essere «fra le cose che i bambini imparano da piccoli».

Ecco, che l’omosessualità, essendo «un valore», vada insegnata a scuola, perché «i semi si gettano fra i bambini» (affermazione un po’ infelice), è un’idea che in certe zone «arretrate» e ancora «incivili» del nostro continente trova una certa resistenza.

A San Pietroburgo, ad esempio, seconda città della Russia, dove è stata varata una norma che mette al bando ogni forma di propaganda dell’omosessualità tra minori. Legge accolta con grande apprezzamento dalla Chiesa ortodossa russa, che ne ha sollecitato «l’estensione subito a tutto il Paese, a vantaggio dei giovani».

Nella stessa normativa – come ha riferito Radio Vaticana – sono contenute misure anche contro la pedofilia. Le disposizioni hanno già scatenato le reazioni contrarie delle sparute organizzazioni di omosessuali, sostenute ed eterodirette da ambienti occidentali, al pari di quei gruppi e ong che - sponsorizzati da organizzazioni come l’americana «National Endowment for Democracy» (finanziata dal Congresso) e la Open Society del narco-speculatore George Soros - hanno inscenato gazzarre di protesta a Mosca e in altre città del Paese, dopo la vittoria di Vladimir Putin alle recenti elezioni presidenziali.

La Chiesa ortodossa, al contrario, considera la legge «uno strumento in più a protezione dei minori». Lo ieromonaco Dimitry Pershin, responsabile dei giovani ortodossi ed esperto della commissione della Duma per la famiglia, le donne e l’infanzia, ha sostenuto — come ha riportato l’agenzia Interfax — che la normativa adottata a San Pietroburgo è «necessaria» e che «dovrebbe urgentemente ricevere lo status federale», venendo applicata, cioè, e «senza indugio», in tutta la Russia.

Secondo l’esponente della gerarchia ortodossa, la legge recentemente approvata a San Pietroburgo «aiuterà a proteggere i bambini dalla manipolazione delle informazioni» sulla sessualità diffuse da organizzazioni da anni impegnate nel tentativo di organizzare a Mosca e in altre città russe manifestazioni e parate come quella del «gay pride». Iniziative che, come noto, hanno avuto ben scarso successo, incontrando l’ostilità, prima ancora che delle autorità, della gente comune, per non parlare della Chiesa ortodossa, che considera tali fenomeni «un attacco all’identità morale, culturale e spirituale russa».

Secondo la normativa adottata — un emendamento alla legge locale sui reati amministrativi, firmata dal governatore di San Pietroburgo, Georgij Poltavčenko — la propaganda dell’omosessualità, del transessualismo e della pedofilia verrà punita con multe varianti dai 5.000 rubli (per le persone fisiche) ai 500.000 (per quelle giuridiche).

(di Siro Mazza)

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