venerdì 13 aprile 2012

Un Paese di cattivi esempi


Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera in margine al workshop Ambrosetti di Cernobbio ha affermato che occorrerebbe una «sanzione sociale» nei confronti degli evasori fiscali. Parole sacrosante. Bisognerebbe alzare degli steccati che facciano sentire isolati coloro che violano le regole. È l’unica difesa che rimane a chi, con sacrificio e fatica, le regole le rispetta. Ma la «sanzione sociale» dovrebbe operare ben al di là dei reati fiscali. Invece in Italia avviene l’esatto contrario. Adriano Sofri, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Calabresi, è diventato, per meriti penali, editorialista principe del più importante quotidiano di sinistra, La Repubblica, e del più diffuso settimanale della destra «Panorama». Le rare volte che mi chiamano a tenere lezioni (inutili) di giornalismo in qualche università o liceo alla fine ai ragazzi che si affollano intorno a me per sapere come si fa a entrare nel nostro mestiere, dico: «Ammazzate un commissario di polizia o, se proprio non avete questo stomaco, rubate al popolo italiano». E mi riferisco ai tangentocrati che hanno ottenuto, senza avere alcuna preparazione specifica, il ruolo di editorialisti in questo o quel giornale o di conduttori televisivi.

Luigi Bisignani, adepto della P2 di Licio Gelli, fu condannato nei primi anni ’90 a due anni e sei mesi di reclusione per finanziamento illecito. Si pensava che un tipo con quei precedenti non potesse nemmeno affacciarsi a un ufficio della Pubblica Amministrazione. E invece lo ritroviamo qualche anno dopo, all’epoca della «Tangentopoli Due», ascoltatissimo consigliere dell’Amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Lorenzo Necci. Basta? Non basta. Rispunta di nuovo nella cosiddetta «P4» imputato di reati contro la Pubblica amministrazione, ma indispensabile «consigliere» dell’Ad dell’Eni Paolo Scaroni che ha bisogno del suo aiuto per concludere contratti petroliferi con la Libia di Gheddafi.

Il ministro Claudio Scajola si fece pagare metà di una lussuosa abitazione dall’imprenditore Anemone imputato di una serie di reati legati alla ricostruzione dell’Aquila e non solo. Uno così, se esistesse una «sanzione sociale», avrebbe dovuto scomparire dalla vita politica. E invece è tornato quasi subito all’onor del mondo e sarebbe ancora lì ad impartire lezioni «urbi et orbi» se non fosse arrivato il governo Monti.

Fabrizio Corona, arrestato per lo scandalo di «Vallettopoli» è diventato una star, un divo, un mito. Dopo il «boom economico» gli italiani hanno avuto una mutazione antropologica. Negli anni ’50 l’onestà era un valore vent’anni non ha certo aiutato la costante, capillare, violentissima e devastante campagna di delegittimazione della magistratura italiana condotta da Silvio Berlusconi, dai suoi giornali, dai suoi parlamentari. Se si mette in dubbio la sanzione penale come si può sperare che ci sia una «sanzione sociale»?

In ogni caso la questione è culturale e quindi di difficilissima soluzione. Come ha scritto il bravissimo cronista del «Corriere» Luigi Ferrarella lo spread fra noi e la Germania non è solo economico, è etico: «Il presidente della Repubblica tedesco ci ha messo sette minuti per dimettersi, da noi il Parlamento ha votato che una marocchina era egiziana». Ed è detto tutto.

(di Massimo Fini)

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